sabato 23 maggio 2009

Il Tedesco. 11, La declinazione del sostantivo

Come l'Italiano ha perso le desinenze casuali del Latino, delle quali solamente i plurali sono vestigia, così il Tedesco presenta i sostantivi uguali in molti casi, ma, disgrazitamente, non tutti.
Si dice che il tedesco ha una sintassi ridondante perché, mentre l'Italiano ha sostituito completamente le funzioni dei casi con le preposizioni, il Tedesco ha conservato le declinazioni ed ha affiancato loro le preposizioni.

Questa affermazione non è del tutto esatta, perché riflettendo meglio ci accorgiamo che già il Latino risolveva alcune funzioni logiche attraverso l'uso di preposizione, comunque associate a determinati casi. Anzi, a seconda del caso che vi veniva associato, la preposizione acquistava un significato piuttosto che un altro.
In + accusativo, ad esempio, esprimeva moto a luogo, mentre in + ablativo indicava stato in luogo.
Apparentemente ci sembrano espedienti necessari per rendere tutte le sfumature del discorso, ma se pensiamo che esistono lingue - come l'Estone - che svolgono queste funzioni attraverso dei casi specifici [l'illativo, per indicare moto a luogo chiuso, o l'allativo, per il moto a luogo aperto] possiamo notare il carattere misto che già il Latino possedeva.
Del resto, in quanto evoluzione del Latino, anche l'Italiano continua ad allontanarsi dal sistema dei casi, ma non ha ancora compiuto del tutto questa evoluzione: i pronomi personali, per esempio, mostrano "palesemente" una forma di declinazione: io, me, mi.
Anche il Tedesco, in realtà, sembra sulla via per abbandonare il sistema dei casi: molte differenze si sono già appannate e assistiamo, proprio nella nostra epoca, alla progressiva sostituzione del genitivo con la locuzione von+dativo.

Questa premessa per acquisire la consapevolezza che il Tedesco è molto più simile alle nostre strutture linguistiche di quanto non appaia a prima vista e per tranquillizzarci, pensando che dobbiamo pur avere una qualche reminescenza atavica che ci favorisca nella memorizzazione e nell'uso opportuno dei casi.
La parte più difficile non sarà riconoscere il caso in cui ci si presenta un sostantivo e attribuire ad esso il giusto senso, bensì scegliere quale desinenza usare per comunicare in corrispondenza con le nostre intenzioni.
Se proprio dovesse risultarci ostico, possiamo sempre pazientare qualche secolo, in attesa che le desinenze spariscano del tutto.

mercoledì 20 maggio 2009

Il Tedesco. 10, pronomi che si declinenano come "ein, eine, ein"

Prevedibilmente, ci sono anche dei pronomi la cui declinazione segue - al singolare - il modello dell'articolo indeterminativo.
Sono kein [nessuno] e i pronomi personali: mein [mio], dein [tuo], sein [suo di lui], ihr [suo di lei], unser [nostro], euer [vostro], ihr [loro].

Esercitiamoci un poco:

M F N Pl
kein keine kein keine
keines keiner keines keiner
keinem keiner keinem keinen
keinen keine kein keine


euer euere euer euere
eueres euerer eueres euerer
euerem euerer euerem eueren
eueren euere euer euere

domenica 17 maggio 2009

Il Tedesco. 09, pronomi che si declinano come "der, die das"

Dato che seguono la declinazione dell'articolo determinativo, introduciamo subito i pronomi dimostrativi

Questo
 
 M F N Pl
dieser diese dieses diese
dieses dieser dieses dieser
diesem dieser diesem diesen
diesen diese dieses diese

Quello

jener jene jenes jene
jenes jener jenes jener
jenem jener jenem jenen
jenen jene jenes jene

e i pronomi indefiniti

Ogni

jeder jede jedes jede
jenes jeder jedes jeder
jenem jeder jedem jeden
jenen jede jedes jede

Quale

welcher welche welches welche
welches welcher welches welcher
welchem welcher welchem welchen
welchen welche welches welche

Tale

solch... solch... solch... solch...
solch... solch... solch... solch...
solch... solch... solch... solch...
solch... solch... solch... solch...


Coraggio, aggiungete da soli le desinenze dei casi: sento che potete farcela!

giovedì 14 maggio 2009

Il Tedesco. 08, uso dell'articolo indeterminativo

Con i verbi che esprimono come un soggetto viene considerato, si usa l'articolo indeterminativo, che segue la preposizione che spesso questi verbi richiedono:

gelten für = essere considerato

halten für = ritenere

sich ausgeben für = spacciarsi per

Secondo lo stesso principio, anche dopo il verbo essere [sein] si usa - più spesso che in Italiano - l'articolo indeterminativo, ma - al contrario dell'Italiano - non davanti ai predicati che esprimono una professione o un ruolo, perciò avremo:
Er ist ein Edelmann = È nobile
Er ist Arzt = È un dottore

Lo troviamo ancora:

Nei titoli di opere, per indicarne il genere:
"Über das Erhabene. Ein Versuch" - "Sul sublime. Saggio"

Nelle apposizioni, quando non c'è l'articolo determinativo:
[...] Plato, ein griechischer Philosoph, [...] = [...] Platone, filosofo greco, [...]

Con le parti del corpo, le qualità morali e, in genere, ciò che può essere "avuto" da un individuo:
Er hat ein eisernes Gedächtnis = Ha la memoria di ferro

lunedì 11 maggio 2009

Il Tedesco. 07, Uso dell'articolo determinativo


L'articolo determinativo si usa sempre tranne:
- davanti ai nomi propri di persona [come in Italiano, come noi del nord dimentichiamo spesso!] e davanti ai titoli che li accompagnano: il signor Schulz è Herr Schulz. Tuttavia, come in Italiano, i nomi famialiari o i cognomi di figure celebri possono prendere, colloquialmente, l'articolo:  die Susanne e der Goethe.
- davanti a nomi di città e nazioni, non preceduti da aggettivo: Deutschland, la Germania. Fanno eccezione i nomi geografici femminili che terminano in -ei e -ie [die Lombardei, Die Normandie] e la Svizzera [die Schweiz].
- davanti al possessivo seguito da sostantivo: il mio libro è  mein Buch.
davanti a sostantivi con il genitivo anteposto: des Vaters Wortes: le parole del padre / die Worte des Vaters.
- davanti a sostantivi non numerabili o usati in senso partitivo: Moechtest du Brot? [desideri del pane? e non Desideri il pane]
- quando si vuole generalizzare il significato del nome, tipicamente in proverbi e detti popolari "Jugend vergeht, Tugend besteht" [la giovinezza passa, la virtù rimane]

A differenza dell'Italiano, si usa anche:
- davanti a epiteti e numerali di nobili/sovrani: Carlo Magno > Karl der Große.
davanti ai nomi dei santi: San Giuseppe > der heilige Joseph.
- quasi sempre col genitivo qualitativo: lacrime di gioia > Tränen der Freude
- legato a zu nella costruzione del complemento predicativo con i verbi erwählen [eleggere], ernennen [nominare], machen [fare], werden [divenire] [...fregatevene per adesso, ci ritorneremo e sembrerà normale: magie del Tedesco!]
- ovviamente in alcune espressioni idiomatiche le cui ragioni sono ormai assai opache, ad esempio: per scherzo > zum Spaß [ove zum è ottenuto dalla crasi tra zu e il dativo di der, dem].

venerdì 8 maggio 2009

Il Tedesco. 06, l'articolo

I più attenti si saranno accorti che i vocaboli - sempre allo scopo di specificarne il genere - sono sempre preceduti dal loro articolo.
I meno addormentati avranno anche notato che abbiamo fino ad adesso usato gli articoli senza menzionare neanche un minimo del meraviglioso mondo di regole che li reggono.
Per farci perdonare con una cosa sicuramente gradita e divertente, vi snoccioliamo subito la declinazione, che bisogna imparare a memoria [ricordate che il Tedesco è dedizione e disciplina, infatti - lo ribadiamo - è la lingua dei compositori e dei pensatori, mica di un popolo spensierato che mangia la pizza in riva al mare...]

L'articolo determinativo [maschile.......femminile......neutro   :::   plurale]

Nom.     der..............die..................das    :::::   die
Gen.      des..............der.................des     :::::    der
Dat.       dem...........der.................dem    :::::   den 
Acc.        den............die..................das     :::::   die

L'articolo indeterminativo

Nom.     ein..............eine..................ein    
Gen.      eines...........einer...............eines    
Dat.       einem.........einer................einem   
Acc.       einen............eine................ein    

Non insulteremo la vostra intelligenza ribadendo che i casi sono elementi della sintassi e non del lessico, quindi le loro funzioni restano le stesse in ogni lingua, salvo i casi di costrutti particolari, che - comunque - riguardano tipicamente i casi indiretti.

lunedì 4 maggio 2009

Il Tedesco. 05, lessico

Vediamo, allora, un po' di queste parole dai generi a volte imprevedibili.

La famiglia
Madre...................................................die Mutter
Padre....................................................der Vater
Figlio maschio......................................der Sohn
Figlia femmina.....................................die Tochter
Fratello.................................................der Bruder 
Sorella...................................................die Schwester
Nonno...................................................der Opa [der Großvater]
Nonna...................................................die Oma [die Großmutter]
Zio.........................................................der Onkel
Zia.........................................................die Tante
Gatto.....................................................die Katze [se proprio serve dire che è un maschio, der Kater]
Cane......................................................der Hund
Coniglio.................................................das Kaninchen

Die Schwester è usato anche per indicare la suora e l'infermiera.
Il cane della pistola è der Hahn.
Quando hanno grattacapi, i tedeschi spaccano noci, non pelano gatte, quindi l'espressione idiomatica per "Avere una gatta da pelare" è "eine harte Nuß zu knacken haben".


giovedì 30 aprile 2009

Il Tedesco, 04. Il sostantivo [2]


In Tedesco, come in tutte le lingue, agli oggetti inanimati viene assegnato un genere grammaticale sulla base di motivazioni psicologiche ancestrali che non è quasi più possibile ricostruire con certezza, ma che è interessante e produttivo indagare.


Generalmente si individua una categoria superiore, cui ascrivere gli elementi più "forti", e una inferiore, di cui fanno parte quelli più "deboli".

Ad esempio piede e mano, in alcune lingue, sono denotati da sostantivi simili o uguali, ma in genere il piede, più grande, è maschile, mentre la mano è femminile.


La spiritualità dei popoli primitivi ha personificato oggetti e fenomeni in base alla propria esperienza culturale e speculare sul lessico di una lingua spesso ci conduce a conoscere nuovi aspetti della cultura che l'ha generata.


In Tedesco, allora, il sole - che immaginiamo essere assai meno presente nella quotidianità rispetto a quanto non lo fosse per i popoli mediterranei - è femminile [die Sonne].

La morte, forse perché ineluttabile, è maschile [der Tod]. Tuttavia, questo sostantivo è utilizzato solamente per la morte degli esseri umani. Quando si parla della morte di animali o piante, si fa ricorso agli infiniti sostantivati, quindi a un più debole genere neutro [rispettivamente das Verenden e das Absterben].

L'amore - ovviamente - è femminile [die Liebe]!


La storia del territorio, inoltre, ci spiega come mai la lingua abbia scelto diversi vocaboli per denotare diversi aspetti delle cose, a seconda delle loro specificità.

Per esempio, esistono due parole per indicare il muro: die Mauer e die Wand. La prima, di chiara origine latina, è usata per indicare i muri esterni, mentre die Wand [che condivide l'etimologia con l'inglese wall e deriva dalla radice germanica per "intrecciare"] è il vocabolo usato per le pareti interne.
La spiegazione può essere vista nel fatto che i popoli germanici vivevano in capanne, perciò l'oggetto che delimitava l'abitazione dal mondo esterno era "qualcosa di intrecciato". I Romani introdussero abitazioni in muratura, ma a quell'epoca la lingua germanica possedeva già una parola per indicare il muro, perciò si creò la distinzione fra la costruzione più esterna, presumibilmente più solida e quindi "die Mauer", e quella interna "die Wand".


Purtroppo, non sempre la riflessione sulla storia della lingua ci aiuta a prevedere il genere di un sostantivo: difficile trovare una motivazione al perché il Tedesco abbia scelto di assegnare il maschile al vocabolo che denota la sedia, der Stuhl, [o perché l'Italiano l'abbia voluta femminile!].

Non resta quindi, come già ammesso, che rassegnarsi a fare una buona scorta di fosforo e memorizzare i vocaboli associati al loro genere!

lunedì 27 aprile 2009

Il Tedesco, 03. Il sostantivo [1]


Il Tedesco è una lingua che, meglio di quelle neolatine e di molte altre germaniche, ha conservato la distinzione tra maschile, femminile e neutro, propria delle lingue classiche; tale distinzione, infatti, non si presenta solo nei pronomi, ma anche nei sostantivi.


In generale, viene rispettato il genere naturale del referente, ma vi sono alcune eccezioni:



- "La donna" è neutro: das Weib


- I diminutivi in -chen e -lein diventano tutti neutri, indipendentemente dal sostantivo da cui derivano, anche quando la derivazione è divenuta opaca :


"La stellina" = la piccola stella = der Stern (m) >>>das Sternchen (n)


"La signorina" = la piccola signora = die Frau >>> das Fräulein (n)


"La ragazza" = das Mädchen




Gli oggetti inanimati hanno, tuttavia, generi spesso diversi da quelli che hanno in Italiano.
Di fatto, non si può far altro che memorizzare ciascun vocabolo con il relativo articolo determinativo che ne indica il genere, ma è utile tenere presente che:


Sono maschili:


- Le stagioni, i mesi e i giorni della settimana.


- I minerali [ma non i metalli]


- Quasi tutti i deverbali


Sono femminili:


- I sostantivi che terminano in -heit, -keit [solitamente astratti], -schaft, -ei, -ung.


- I bisillabi che terminano in -e.


Sono neutri:


- I diminutivi, con desinenza in -chen e -lein.


- I metalli


- I nomi geografici di città e paesi [che di regola non hanno articolo]


- Gli infiniti sostantivati.


- Quasi tutti i sostantivi che terminano in -tum.


- Quasi tutti i sostantivi che iniziano con Ge-.


giovedì 23 aprile 2009

Il Friulano è una lingua, il Triestino...


"....è un difetto di pronuncia" - diranno subito i nostri piccoli lettori.

Non era qui che volevamo arrivare. Per quanto sia un'affermazione difficilmente opinabile, non siamo qui per fomentare vacui campanilismi.

Ci domandiamo, piuttosto: che cosa fa la differenza tra una lingua e un dialetto?

Tutti - ci sembra - siamo capaci di dire che il Milanese e il Napoletano sono dialetti, mentre l'Italiano e il Tedesco sono lingue, ma che cosa ce lo fa affermare con tanta sicurezza?

Nel loro volume "Le lingue e il Linguaggio" [Il Mulino, Bologna, 2003] i professori Graffi e Scalise ci insegnano che "una lingua è un dialetto con un esercito e una marina": frase a effetto attribuita al linguista Max Weinreich per dire che la differenza è di carattere meramente istituzionale, e non linguistico.

Non esistono, infatti, criteri "tecnici" - linguistici, appunto - che ci possano far dire con certezza se un dato idioma è da ascriversi ad un gruppo o ad un altro.


Per ragioni storiche e sociali accade che un dialetto, in un'area, ha maggiore diffusione e ne diventa la lingua ufficiale: l'Italiano altro non è che l'evoluzione del dialetto toscano.

Un dialetto che si afferma e diffonde, nel corso della Storia vede nascere un corpus letterario e, probabilmente, numerose grammatiche e trattati normativi. Queste caratteristiche, oltre al consistente numero di parlanti, sono quelle che comunemente ce lo fanno, poi, chiamare "lingua".

Comunemente, però, si dice anche che un determinato linguaggio umano è un dialetto di una determinata altra lingua. Ciò è motivato dal fatto che si considerano parlanti di dialetti di una medesima lingua coloro che, pur esprimendosi con linguaggi diversi, si capiscono a vicenda.

Inutile ironizzare, a questo punto, sull'inespugnabilità di certi "dialetti" dell'Italiano...

giovedì 16 aprile 2009

Il Serbo Croato. 11, lessico


Postuliamo anche, magari, di volere - oltre che elencare le contrade del Palio - anche sopravvivere e nutrirci.


ALIMENTI E BEVANDE (alimentacija i pića)*


pane................................................kruh

pastasciutta....................................tjestenina

brodo...............................................juha (f.)

minestra di verdure..................... juha od povrća

carne...............................................meso (n.)

pesce...............................................riba (f.)

formaggio........................................sir

acqua..............................................voda

vino.................................................vino (n.)

birra................................................pivo (n.)

latte................................................mlijeko (n.)

caffè................................................kava

tè.....................................................čaj (m.)



* si noti che alimentacija è un femminile singolare collettivo, mentre pića è un neutro plurale

martedì 14 aprile 2009

Il Serbo Croato. 10, lessico


Ancora un po' di lessico


ANIMALI (životinje)


gatto.......................mačak (m.) / mačka (f.)

cane........................pas

canarino.................kanarinac

pesce......................riba (f.)

cavallo...................konj

asino......................magarac

mucca....................krava

toro........................bik

coniglio..................kunić

gallo....................... pijetao

gallina....................kokoš

oca..........................guska

istrice.....................dikobraz

aquila.....................orao (m.)

civetta....................ćuk (m.)

bruco.....................busjenica (f.)

giraffa....................žirafa


Ce ne scusiamo, ma inspiegabilmente, sul vocabolario, non abbiamo trovato il leocorno.

domenica 12 aprile 2009

Pasqua cristiana


E' la Pasqua, e non la Natavità, la festività più importante del cristianesimo, perché ricorda il sacrificio compiuto da Gesù, morto per salvare gli uomini.

L'etimologia deriva dall'ebraico Pesach; con questa festività, infatti, gli Ebrei celebrano la fuga dall'Egitto. Letteralmente significa "passaggio"

E' per questo che si distingue tra Pasqua di Liberazione, cioè quella celebrata da Gesù durante l'Ultima Cena, e la Pasqua di Risurrezione.


Nei giorni precedenti alla Domenica di Pasqua, la Chiesa officia queste funzioni:


Giovedì Santo: giorno in cui vengono consacrati gli Olii, si svolge la lavanda dei piedi e vengono allestiti i sepolcri.

Curiosità storica, è proprio dalle funzioni dei "Sepolcri" [in occasioni delle quali i sacerdoti mettevano in scena gli episodi del Vangelo inerenti negli spazi della chiesa] che, in età medievale, il teatro, come lo intendiamo oggi, ha mosso nuovi passi, dopo un periodo in cui gli spettacoli erano ridotti alle esibizioni di "joculares" e "histriones".

Venerdì Santo: si celebra la Via Crucis solenne.

Sabato Santo: è l'unico giorno del calendario cristiano in cui non si celebra la messa, le chiese sono disadorne e i tabernacoli sono aperti e vuoti.


La Domenica di Pasqua si festeggia la Resurrezione di Cristo e il Lunedì successivo, detto "dell'Angelo" ricorda l'apparizione alle pie donne di un angelo che rivela loro che Gesù è risorto, secondo le scritture, e le invia a divulgare la lieta novella [ritornando alle rappresentazioni medievali, l'episodio ricordato nei famosi "Quem quaeritis?"]

venerdì 10 aprile 2009

Metodi di estrazione delle essenze


Prima di pensare a come si assumono le essenze, in effetti, sarebbe stata una buona idea scoprire come queste vengono estratte e che cosa determina la qualità, e quindi l'efficacia, di esse.
Vediamolo ora!

La SPREMITURA è il metodo più antico, consiste, come si intuisce, nella compressione della buccia esterna del frutto. Per questo è utilizzata nell'estrazione degli olii degli agrumi, contenuti, per l'appunto, nella scorza. La spremitura avviene per mezzo di una pressa in cui viene fatta scorrere poca acqua, poi separata dagli olii grazie ad una centrifuga.

La DISTILLAZIONE avviene in CORRENTE DI VAPORE: le parti della pianta sono disposte su una grata al di sotto della quale viene fatta evaporare dell'acqua.
I vapori "estraggono" dalla pianta le essenze e si incanalano nelle speciali serpentine dell'alambicco, portandole con sè. Qui, per effetto del raffreddamento, tornano allo stato liquido; l'acqua viene eliminata attraverso uno scolo [generalmente un rubinetto] e si ottiene così l'olio puro, che su di essa galleggiava.

L' ENFLEURAGE è il sistema di estrazione meno impiegato, perché il più lungo è costoso. Tuttavia, in alcuni casi, non è possibile agire diversamente, come per l'estrazione dell'essenza di gelsomino o di rosa, le cui materie prime sono molto delicate. I fiori delle piante vengono fatti appassire su superfici grasse, che sciolgono e assorbono gli olii contenuti in essi.

A seconda delle piante, è possibile che nelle essenze si trovino delle sostanze irritanti per la pelle, quindi, in alcuni casi, la materia estratta viene sottoposta ad un processo detto "rettificazione", una sorta di ulteriore distillazione che elimina le sostanze rischiose.
Nella scelta di un olio essenziale, oltre che lo scopo per il quale lo si impiega, è importante prestare attenzione alla serietà del produttore.
Le essenze, infatti, si possono estrarre anche attraverso l'impiego di SOLVENTI: questo è un sistema più veloce, economico e che rende maggiori quantità, il che, com'è ovvio, permette al produttore di immettere sul mercato prodotti più economici.
E' bene, però, non farsi tentare da prezzi troppo contenuti, perché non si può sapere che effetti abbiano sull'organismo i solventi utilizzati; senza contare il fatto che - considerando le minime quantità di olio essenziale che si impiegano - un prodotto diluito non può dare l'efficacia di uno puro.
Alcuni produttori optano per canali di distribuzione e vendita non convenzionali proprio per poter offrire prodotti sicuri pur contenendo il prezzo al pubblico, perciò se è vero che "economico - uguale - sospetto", non sempre "costoso" corrisponde a "sicuro". E' in questo caso più che mai importante scegliere prodotti con un'etichetta completa e leggibile, provenienti da produzioni controllate e, se in dubbio, provare prima piccole quantità di prodotto.

giovedì 9 aprile 2009

Il Serbo Croato. 09, lessico



Certo - diranno subito i nostri piccoli lettori - non ce ne facciamo molto dei modelli di declinazione dei sostantivi , se non conosciamo un minimo di lessico della lingua.

Giusta osservazione.

Proviamo ad imparare qualche parola che potrebbe esserci utile, allora!


LA FAMIGLIA (Obitelj)

Il genere del sostantivo è specificato solo se diverso da quello italiano.

genitore.....................................roditelj

madre........................................majka

mamma.....................................mama

padre..........................................otac

papa............................................tata

zia naturale...............................tetka

zia acquisita da madre.............ujna

yia acquisita da padre.............strina

zio materno...............................ujak

zio paterno................................stric

nonna.........................................baka

nonno.........................................djed

figlia............................................kći

figlio............................................sin

figli (pl.).....................................djeca

sorella........................................sestra

fratello.......................................brat

nipote di zii................................nećak (m.) / nećakinja (f.)

nipote di nonni (m.).................unuk (m.) / unuka (f.)

parente......................................rođak (m.)/ rođakinja (f.)

cugino........................................bratić


Siccome abbiamo una mentalità aperta e non ci imbarazziamo al pensiero delle famiglie allargate, ci piace citare anche:


matrigna.................................pomajka

patrigno..................................očuh

figliastro.................................pastorak

sorellastra..............................polusestra

fratellastro.............................polubrat


Va osservato che, nell'uso comune della lingua, quando si parla dei cugini, li si chiama genericamenete "parenti": raramente si utilizza il vocabolo "bratić".


mercoledì 8 aprile 2009

AUTOBIOGRAFIA ED EVOLUZIONE

Cervello Collettivo organizza una serie di incontri attivi sul tema Autobiografia ed Evoluzione.
Perché dovrebbe interessarci?
Beh, ma perché...

"La scrittura ha un impatto significativo non solo nella comunicazione ma anche nell’attribuzione di significati perché scrivere non è come pensare.
Ogni racconto di vita ha una sua peculiarità e la trama narrativa si offre come strumento per rievocare, aggregare, ripensare momenti ed esperienze da cui attingere per permettere l’evoluzione e la crescita interiore.
I miti e i grandi simboli universali tramandati dai Racconti Popolari e dai Tarocchi sono pregni di informazioni innate, archetipe, che Jung chiama Inconscio Collettivo. Ascoltare una Fiaba o una Leggenda, osservare un Arcano, evoca emozioni, sensazioni, memorie , pensieri e immagini guaritrici.
Abbiamo un’immagine di noi che non ci corrisponde. Passiamo la vita a soddisfare quell’immagine distorta invece di riconoscere e nutrire i nostri bisogni per restare in equilibrio e progredire."

5 incontri:
Orario 18.00-20.00, il Venerdi sera
Primo incontro: 8 Maggio 2009
c/o la nostra sede, in Via Foscolo 46 (Ts)
Costo partecipazione al corso: 120 euro
La conduttrice: Barbara Galmo, esperta canta fiabe e ricercatrice nel campo della Bio-Psico-Somatica e del Comportamento Biologico.


[dal sito di Cervello Collettivo]
TRA UN MESE PRECISO!!!

martedì 7 aprile 2009

Il percorso delle essenze nell'organismo


A seconda di come scegliamo di assumere le essenze, le loro particelle attraversano il nostro organismo secondo percorsi diversi, che possiamo sommariamente individuare così:

APPLICAZIONE CUTANEA
Scioglimento nel film lipidico dell'epidermide
Assorbimento negli strati più profondi del derma
Sistemi circolatorio e linfatico
Tessuti muscolari
Organi, di cui gli ultimi vescica e polmoni

INALAZIONE
Vie respiratorie
Polmoni e Bronchi
Alveoli
Sistema circolatorio
Organi, di cui gli ultimi la vescica e la pelle

Da un punto di vista meno materiale, con l'utilizzo delle essenze si attivano anche i ricettori olfattivi, che provocano i loro effetti nell'organismo - sembra - in questa successione:
Dotti e mucose nasali, ricettori olfattivi, sistema limbico, sistema neurovegetativo.
Da qui, come accennato, la loro azione sulla secrezione di ormoni e, di conseguenza, sulle emozioni.

Questo aspetto dell'aromaterapia è probabilmente quello più discusso, perché buona parte dell'effetto ottenuto è dovuto alla sensibilità del soggetto verso questi rimedi, poiché fondamentale è l'atteggiamento di "disposizione" a ricevere le sottili influenze di queste sostanze sulla sfera psichica, tuttavia è difficile negare che le proprietà dei vegetali contenute nelle loro essenze non vengano, attraverso di esse, veicolate nell'organismo.

domenica 5 aprile 2009

Evgenji Onegin, chi era costui?

[L'immagine, che ritrae un momento della rappresentazione al Teatro Verdi di Trieste, è stata tratta dal sito www.savethedate.it. Se gli interessati lo desiderano, provvederemo a rimuoverla]

Il protagonista di un romanzo di Puskin e di un'opera di Ciajkovskij [ndr: la redazione fa ammenda, ma al momento della stesura dell'articolo non siamo in condizioni di utilizzare la tastiera slava e traslitteriamo approssimativamente - rimedieremo] ad esso ispirato.
Tale opera, a 130 anni dalla prima rappresentazione [29/03/1879] , va oggi in replica per l'ultima volta al teatro Verdi di Trieste.
Consigliamo di procacciarsi un biglietto, magari last minute, e non perdere quella che, delle dieci opere date alla luce dal compositore dello Schiaccianoci, è nota per essere quella da lui più sentita.
E' un dramma nell'accezione più comune del termine, una storia di amore, morte, orgoglio e tormento che solo la letteratura russa dell'Ottocento poteva darci.

La figura del protagonista non è certo facile da amare: è un gentiluomo della capitale che possiede ricchezze che non ha fatto nulla per meritare e che manifesta tedio nei confronti della vita e di ciò che lo circonda.
L'azione prende il via dal soggiorno in campagna che Onegin fa al seguito dell'amico Lenskij, il quale è in visita all'amata fidanzata Olga.
La giovane e sognatrice sorella di Olga, Tatijana, si innamora di Onegin di un amore immaturo e adolescenziale, che gli confessa in una lettera affidata alla serva. Evgenij, uomo di mondo dalla reputazione, peraltro, non proprio cristallina, quasi divertito dal gesto infantile, respinge la giovane.
Successivamente, durante un ballo, mosso dalla noia verso l'esistenza e per il solo gusto del capriccio, Onegin corteggia Olga, offendendo così l'amico Lenskij.
Ne nasce fra i due un alterco che verrà risolto con un duello di pistole.
Lenskij rimane ucciso e Onegin - che fino ad ora non aveva manifestato alcun sentimento o remora morale - è tormentato dal rimorso e fugge in esilio.
Passano alcuni anni. Ritroviamo Onegin ad una festa, ospite del principe Gremin. In questa occasione egli rivede Tatijana, divenuta una donna bellissima e moglie del principe. Onegin rimane turbato da questo incontro, mentre la principessa non fa mostra di provare emozioni.
Più tardi la scopriamo in lacrime davanti alla lettera in cui Onegin le dichiara il suo amore, ma quando ella lo riceve, pur ammettendo di esserne ancora innamorata, lo respinge, orgogliosa e fedele al marito.

Ciajkovskij compone quasi cinquant'anni dopo il romanzo di Puskin, perciò asserire che l'opera riporti esperienze autobiografiche del compositore sarebbe sbagliato [mentre non lo sarebbe nel caso del poeta], tuttavia va ricordato che Ciajkovskij fu per breve tempo sposato con una donna che lo "conquistò" scrivendogli una lettera in cui dichiarava di essersi innamorata di lui ascoltando le sue composizioni.
Fu proprio in conseguenza della fine del proprio matrimonio che il compositore lasciò la Russia e, durante il viaggio in Europa che ne seguì, terminò l'Evgenij Onegin.

venerdì 3 aprile 2009

IN VIAGGIO CON LE FIABE [parte II]

COMINCIA OGGI IL PRIMO SEMINARIO DI "In Viaggio con le Fiabe", A RAVASCLETTO!!!

Per quelli che se lo sono perso [e per quelli che vorranno tornare, ma ancora non lo sanno...]:




...è piccolo?
Non si legge bene?

giovedì 2 aprile 2009

Il Serbo Croato. 08, la sintassi casuale


Nel senso che il Serbo Croato è una lingua fusiva con la sintassi basata sulle funzioni dei casi, non nel senso che è governata dalla fortuna!
Grazie all'impiego dei casi per esprimere le funzioni e i rapporti dei costituenti della frase, il Serbo Croato (come tutte le lingue slave ad eccezione del Bulgaro) non ha gli articoli.
Inoltre, questo permette una certa libertà nell'ordine delle parole all'interno della frase, a seconda del risalto che si vuole dare a questo o quell'aspetto, sebbene non sia opportuno distanziare troppo il soggetto dal verbo.
La struttura della dichiarativa è Soggetto-Verbo-Oggetto e si tratta, regolarmente, di una lingua preposizionale.

I casi e le loro funzioni

Nominativo
E' il caso in cui viene espresso il soggetto, cioè chi compie l'azione espressa dal verbo, nella frase principale. E' anche il caso in cui vengono concordati gli aggettivi ad esso pertinenti e il predicato nominale con le relative attribuzioni.
Genitivo
Esprime il complemento di specificazione, ossia il rapporto di appartenenza di un elemento della frase ad un altro.
Reggono il genitivo anche alcuni verbi e alcune preposizioni; cioè sono espressi al caso genitivo, ma la loro funzione logica non esprime appartenenza e viene resa diversamente in traduzione.
Dat.
Esprime il complemento di termine, ma può anche esprimere posseso con la costruzione del "dativo di vantaggio".
Anch'esso è retto da alcuni verbi.
Acc.
E' il caso del complemento oggetto, ossia chi "subisce" l'azione espressa da un verbo transitivo nella frase attiva.
Retto dalle preposizioni di luogo esprime moto anziché stato.
Risponde anche alla domanda "quanto?", sia per esprimere il tempo (senza preposizione), il prezzo, la misura.
Voc.
Il vocativo, e ciò è vero anche per altre lingue, si potrebbe definire un non-caso.
Esso, infatti, è sintatticamente slegato dalla frase; serve ad esprimere un'invocazione, una chiamata e si presenta morfologicamente uguale al nominativo.
Loc.
Esprime lo stato in luogo
Str.
Esprime il complemento di mezzo e di compagnia. E' il caso in cui viene anche declinata la parola che esprime il tempo quando essa non è legata ad aggettivi o pronomi (es: "ho trascorso una bella domenica" richiede il genitivo, mentre "Ti aspetto lunedì" lo strumentale)

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
[*]
- 'Cos'è questa carnevalata dei colori?' - diranno subito i nostri piccoli lettori.
- E' un sistema chiassoso, ma che tornerà utile più avanti, quando sarà sufficiente evidenziare del colore giusto ciascun elemento del periodo per trovarsi sotto gli occhi l'analisi logica svolta!
Abituatevi a queste corrispondenze e la traduzione sarà più facile.
La redazione se ne assume tutti i meriti e responsabilità ;-)

mercoledì 1 aprile 2009

Tarocchi e Consapevolezza

Stanno per cominciare gli incontri di Tarocchi e Consapevolezza organizzati dai nostri amici di Cervello Collettivo e ve li segnaliamo, come sempre, volentieri.

Sapete di che si tratta???


TAROCCHI E CONSAPEVOLEZZA
Per vivere una vita più consapevole e felice dobbiamo diventare osservatori di noi stessi e del mondo che ci circonda. Per fare questo abbiamo a disposizione uno straordinario strumento di conoscenza: l’energia dei tarocchi.
Essi sono uno strumento che ci permette di svelare e di portare a galla il tesoro che si nasconde nella nostra anima, di diventare protagonisti della nostra vita e non vittime in balia degli eventi.

6 incontri:
Orario 20.00-22.30 il Martedi sera.
Primo incontro: 21 Aprile 2009
c/o la nostra sede in Via Foscolo 46 (Ts)

Costo partecipazione al corso: 120 euro
Conduttrice: Annarella Birri, ricercatrice e docente nell’arte della lettura dei tarocchi, Theta Heling e comunicazione transpersonale.

Informazioni più approfondite potrete averle facilmente dalla Dott.ssa Dal Mas, al 347.81.93.441 o a info@cervellocollettivo.org

lunedì 30 marzo 2009

Come si assumono le essenze?


Proprio in virtù del loro essere volatili, gli olii essenziali possono giungere al nostro organismo attraverso diverse vie.



Tramite l'olfatto, entrano in contatto con la mucosa nasale e stimolano le terminazioni nervose olfattive, agendo sul sistema limbico del cervello, la parte che "governa" emozioni e ricordi. Strettamente relazionato ad esso, il sistema neurovegetativo, che regola le funzioni ormonali, il ciclo veglia/sonno, la sensazione di fame/sazietà.

Dal naso, le essenze raggiungono anche le vie respiratorie, e, dai polmoni, arrivano nel sangue.



Attraverso la pelle, le essenze raggiungono i vasi sanguigni più rapidamente.

Secondo gli esperti, sembra preferibile l'applicazione esterna transdermica per non "sovraccaricare" direttamente gli organi interni: il sangue distribuisce le essenze nell'organismo più blandamente, ma più rapidamente, e gli organi se ne giovano nella misura necessaria.

mercoledì 25 marzo 2009

Il Tedesco. 02, pronunce particolari


Come anticipato, in tedesco i fonemi di una parola si influenzano fra loro dando luogo a fenomeni di pronuncia particolari.

Dittonghi:
EI Si pronuncia [ai]: Frankenstein
EU / ÄU Si pronuncia [ɔi]: Freud

IE è uno iato, cioè le vocali appartengono a due sillabe diverse, tuttavia quando presenti in successione si leggono [i:]: Wien.
Anche EU può essere uno iato, in questo caso le vocali vanno pronunciate entrambe, separatamente: Museum (infatti, per quanto remoto, questa parola è un prestito).

Gruppi consonantici:
CH davanti a /a, o, u/ si pronuncia [x], fricativa velare sorda
davanti a /i, e, ä/ diventa [ç], fricativa palatale sorda ("riceve" dalle vocali anteriorità)
SCH serve a rendere [ʃ] , fricativa palato-alveolare sorda
TSCH suona come [tʃ], affricata palato-alveolare sorda
PH si legge [f]

Altre particolarità:
Il Tedesco non ha il suono [dʒ], se non in alcuni prestiti; in tal caso si scrive DSCH (Dschungel, giungla).
IG a fine parola si legge [iç].
/b, d, g/ a fine parola perdono il tratto della sonorità, quindi si leggono [p, t, k].
A dirla tutta, /p, t, k/ vengono in realtà pronunciate con una lieve aspirazione.

lunedì 23 marzo 2009

Il Serbo Croato. 07, il sostantivo [4] - declinazioni III


Esistono alcune varianti alle linee generali sulla ripartizione dei sostantivi in declinazioni viste fin'ora. Vediamo quali.

Declinazione dei sostantivi MASCHILI terminanti in -e od -o


Singolare Plurale
Nom. dinam-o dinam-i
Gen. dinam-a dinam-a
Dat. dinam-u dinam-ima
Acc. dinam-o dinam-e
Voc. dinam-o dinam-i
Loc. dinam-u dinam-ima
Str. dinam-om dinam-ima

Declinazione dei sostantivi FEMMINILI che terminano in consonante

Singolare Plurale
Nom. peć peć
Gen. peć-i peć-i
Dat. peć-i peć-ima
Acc. peć peć-i
Voc. peć-i peć-i
Loc. peć-i peć-ima
Str. peć-u/i peć-ima
(stufa)

Declinazione dei sostantivi neutri DEVERBALI e COLLETTIVI

Singolare Plurale
Nom. igranj-e igranj-a
Gen. igranj-a igranj-a
Dat. igranj-u igranj-ima
Acc. igranj-e igranj-a
Voc. igranj-e igranj-a
Loc. igranj-u igranj-ima
Str. igranj-em igranj-ima
(gioco, l'atto del giocare)

sabato 21 marzo 2009

Aromaterapia: serve? E a cosa?


Diventano sempre più di moda le terapie alternative alla medicina tradizionale, perché si ritiene che una sostanza, se naturale, sia meno dannosa [anche la cicuta è naturale, però!] o perché non si vuole alimentare la speculazione delle case farmaceutiche se non strettamente necessario.

Alcune di queste "terapie" sono al limite dello sciamanesimo e hanno effetti solamente su soggetti facilmente condizionabili e favorevolmente predisposti. Altre, pur non avendo un chiaro fondamento scientifico o non avendo superato la sperimentazione, possono comunque contare un numero di "casi risolti" talmente elevato da rendere sempre meno possibile che si tratti di coincidenze e suggestione dei soggetti.

L'aromaterapia è una branca della fitoterapia che sfrutta le essenze (o olii essenziali), cioè le sostanze volatili e odorose che si estraggono dalle piante.
La terminologia qui è vaga: alcuni operano un distinguo tra essenza, la sostanza contenuta nella pianta, e olio essenziale (o olio eterico), cioè quanto dalla pianta viene estratto mediante processi particolari. In genere, però, i termini sono utilizzati, sia nella letteratura che nel commercio, equivalentemente.
I romantici definiscono gli olii essenziali delle piante la loro "Personalità" perché non esistono piante con lo stesso odore.

Il principio di base dell'utilizzo delle essenze per la salute della persona è che ciascuna pianta ha delle proprietà, che l'essenza estratta conserva e trasmette all'organismo.
Inoltre, il profumo caratteristico di ognuna esercita sulla psiche degli effetti che aiutano la persona a disporsi nello stato d'animo desiderato, favorendo la sensazione di benessere.

Proporremo una serie di articoli in cui descriveremo le proprietà delle diverse essenze e gli effetti che si possono ottenere utilizzandole in questa o quella maniera.
Ci teniamo a specificare sin d'ora che il nostro intento è meramente informativo: non avendo le competenze per farlo, non intendiamo sostenere la maggiore efficacia di questo o altri metodi rispetto alla medicina tradizionale o sostituirci agli specialisti nell'indicare cure e rimedi.

venerdì 20 marzo 2009

Il Serbo Croato. 06, il sostantivo [3]. Plurale, formazione e declinazione [II]


Il plurale dei sostantivi è dato dalle rispettive declinazioni, con una piccola eccezione.
I sotantivi maschili monosillabi aggiungono un infisso tra il tema e la desinenza vera e propria.
Tale infisso è +ev+ se preceduto da /č, ć, đ, j, lj, nj s, š, ž/.
In tutti gli altri casi è +ov+.
Si comportano allo stesso modo anche i bisillabi che terminano in /a/ mobile (sajam >sajmovi, fiera).

Declinazione dei sostantivi maschili che terminano in consonante

Plurale

Nom. gospodar-i rad-ov-i muž-ev-i (marito)
Gen. gospodar-a rad-ov-a muž-ev-a
Dat. gospodar-ima rad-ov-ima muž-ev-ima
Acc. gospodar-e rad-ov-e muž-ev-e
Voc. gospodar-i rad-ov-i muž-ev-i
Loc. gospodar-ima rad-ov-ima muž-ev-ima
Str. gospodar-ima rad-ov-ima muž-ev-ima

Declinazione dei sostantivi femminili che terminano in -a

Plurale

Nom. sob-e
Gen. sob-a
Dat. sob-ama
Acc. sob-e
Voc. sob-e
Loc. sob-ama
Str. sob-ama

Declinazione dei sostantivi neutri che terminano in -e od -o

Plurale

Nom. vin-a
Gen. vin-a
Dat. vin-ima
Acc. vin-a
Voc. vin-a
Loc. vin-ima
Str. vin-ima

mercoledì 18 marzo 2009

Il Tedesco. 01, l'alfabeto e pronuncia


L'alfabeto tedesco è più simile a quello italiano, rispetto a quello serbo croato, ma presenta varianti fonetiche e variazioni combinatorie cui occorre prestare attenzione.
Ecco le principali differenze:

A - E' pronunciata media
Ä - E' una /e/ aperta e generalmente lunga [ɛː]
C - E' l'affricata alveolare sorda [ts], perciò "Celle" si leggerà "Zelle" con la /z/ di "spazio"
E - Generalmente è breve e chiusa
G - E' l'occlusiva velare sonora [g]
H - Da sola produce aspirazione, combinata con altri fonemi provoca fenomeni che vedremo
J - E' la /i/ semivocalica [j]...come in "jota"
K - Occlusiva velare sorda [k]
O - E' pronunciata media
Ö - E' una /o/ chiusa, vocale leggermente anteriore, medioaperta, arrotondata [oe]
Q - Sempre seguita da /u/, si pronunciano [kv]
R - E' gutturale, un suono intermedio tra [r] e [R]
S - E' sempre sorda [s], tranne che a inizio di parola se seguita da vocale [z]
ß - Si chiama "scharfes Es", ossia "Esse forte, marcata", e si legge come [s] geminata
U - Solitamente è breve
Ü - E' la /u/ chiusa, posteriore, arrotondata
V - Si pronuncia sempre [f], fricativa, labiodentale, sorda
W - E' [v], fricativa, labiodentale, sonora

I suoni delle vocali con Umlaut non fanno parte dell'Italiano standard, ma sono comunque presenti in diversi dialetti del nord, ad esempio, il ligure: aegua (acqua), zeuggia (giovedì), lun-na (luna).

martedì 17 marzo 2009

SEMINARI DI ARMONIA con Cervello Collettivo

ARMONIA ED EQUILIBRIO CON I QUATTRO ELEMENTI DELLA NATURA: : 4 elementi, 4 seminari!

[citiamo dal sito di Cervello Collettivo]

Di cosa si tratta:

Si tratta di un innovativo percorso di autoconoscenza, che vede le sue fondamenta nel dialogo tra le donne e i quattro elementi base di Madre Natura: terra, acqua, fuoco e aria.
Un cammino che ha come principale obiettivo il ritrovare la propria Natura attraverso la conoscenza (intesa nel senso più concreto dell'esperienza) dei quattro elementi, facendone equilibrio per riappropriarsi dell'armonia divina. Conoscere se stesse nel senso più ancestrale del termine, valorizzando il proprio essere femmine in quanto tali, divine, liberandosi dei modelli preconfezionati imposti dalle memorie culturali e dal giudizio morale. Un percorso che vuole riequilibrare la donna rimettendola in connessione con le fasi della luna, quanto di più perfetto in natura. Il percorso prevede quattro seminari esperienziali, tanti quanti sono gli elementi. Ogni seminario sarà residenziale, comprensivo di un pernottamento, al fine di favorire la condivisione tra le partecipanti e quindi offrire loro un'opportunità di cambiamento ed un esperienza totalizzante.

Dove si terranno i seminari:

I seminari che hanno per titolo "Terra", "Aria" e "Fuoco" si terranno nel comune di San Martino del Carso, nella Valle dell'Eden, proprietà privata di circa 30 ettari. Un microcosmo incontaminato che vede fauna e flora vivere indisturbata da decenni, conservando le proprietà di un habitat mai intaccato da soprusi provocati troppo spesso da visitatori disattenti. Il pernottamento avverrà invece presso Gradina, ristoro agrituristico nelle vicinanze.
Il seminario "Acqua", invece, si terrà nel comune di San Pietro al Natisone ed il pernottamento presso un Hotel della zona.

I quattro seminari:

Seminario "TERRA"
Periodo: 28/03/2009 - 29/03/2009

Seminario "ARIA"
Periodo: 18/04/2009 - 19/04/2009

Seminario "ACQUA"
Periodo: 09/05/2009 - 10/05/2009

Seminario "FUOCO"
Periodo: 03/07/2009 - 04/07/2009

Gli interessati possono contattare direttamente Cervello Collettivo o chiedere a noi, sarà nostra premura fornirvi tutte le informazioni!