giovedì 23 aprile 2009

Il Friulano è una lingua, il Triestino...


"....è un difetto di pronuncia" - diranno subito i nostri piccoli lettori.

Non era qui che volevamo arrivare. Per quanto sia un'affermazione difficilmente opinabile, non siamo qui per fomentare vacui campanilismi.

Ci domandiamo, piuttosto: che cosa fa la differenza tra una lingua e un dialetto?

Tutti - ci sembra - siamo capaci di dire che il Milanese e il Napoletano sono dialetti, mentre l'Italiano e il Tedesco sono lingue, ma che cosa ce lo fa affermare con tanta sicurezza?

Nel loro volume "Le lingue e il Linguaggio" [Il Mulino, Bologna, 2003] i professori Graffi e Scalise ci insegnano che "una lingua è un dialetto con un esercito e una marina": frase a effetto attribuita al linguista Max Weinreich per dire che la differenza è di carattere meramente istituzionale, e non linguistico.

Non esistono, infatti, criteri "tecnici" - linguistici, appunto - che ci possano far dire con certezza se un dato idioma è da ascriversi ad un gruppo o ad un altro.


Per ragioni storiche e sociali accade che un dialetto, in un'area, ha maggiore diffusione e ne diventa la lingua ufficiale: l'Italiano altro non è che l'evoluzione del dialetto toscano.

Un dialetto che si afferma e diffonde, nel corso della Storia vede nascere un corpus letterario e, probabilmente, numerose grammatiche e trattati normativi. Queste caratteristiche, oltre al consistente numero di parlanti, sono quelle che comunemente ce lo fanno, poi, chiamare "lingua".

Comunemente, però, si dice anche che un determinato linguaggio umano è un dialetto di una determinata altra lingua. Ciò è motivato dal fatto che si considerano parlanti di dialetti di una medesima lingua coloro che, pur esprimendosi con linguaggi diversi, si capiscono a vicenda.

Inutile ironizzare, a questo punto, sull'inespugnabilità di certi "dialetti" dell'Italiano...

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