giovedì 30 aprile 2009

Il Tedesco, 04. Il sostantivo [2]


In Tedesco, come in tutte le lingue, agli oggetti inanimati viene assegnato un genere grammaticale sulla base di motivazioni psicologiche ancestrali che non è quasi più possibile ricostruire con certezza, ma che è interessante e produttivo indagare.


Generalmente si individua una categoria superiore, cui ascrivere gli elementi più "forti", e una inferiore, di cui fanno parte quelli più "deboli".

Ad esempio piede e mano, in alcune lingue, sono denotati da sostantivi simili o uguali, ma in genere il piede, più grande, è maschile, mentre la mano è femminile.


La spiritualità dei popoli primitivi ha personificato oggetti e fenomeni in base alla propria esperienza culturale e speculare sul lessico di una lingua spesso ci conduce a conoscere nuovi aspetti della cultura che l'ha generata.


In Tedesco, allora, il sole - che immaginiamo essere assai meno presente nella quotidianità rispetto a quanto non lo fosse per i popoli mediterranei - è femminile [die Sonne].

La morte, forse perché ineluttabile, è maschile [der Tod]. Tuttavia, questo sostantivo è utilizzato solamente per la morte degli esseri umani. Quando si parla della morte di animali o piante, si fa ricorso agli infiniti sostantivati, quindi a un più debole genere neutro [rispettivamente das Verenden e das Absterben].

L'amore - ovviamente - è femminile [die Liebe]!


La storia del territorio, inoltre, ci spiega come mai la lingua abbia scelto diversi vocaboli per denotare diversi aspetti delle cose, a seconda delle loro specificità.

Per esempio, esistono due parole per indicare il muro: die Mauer e die Wand. La prima, di chiara origine latina, è usata per indicare i muri esterni, mentre die Wand [che condivide l'etimologia con l'inglese wall e deriva dalla radice germanica per "intrecciare"] è il vocabolo usato per le pareti interne.
La spiegazione può essere vista nel fatto che i popoli germanici vivevano in capanne, perciò l'oggetto che delimitava l'abitazione dal mondo esterno era "qualcosa di intrecciato". I Romani introdussero abitazioni in muratura, ma a quell'epoca la lingua germanica possedeva già una parola per indicare il muro, perciò si creò la distinzione fra la costruzione più esterna, presumibilmente più solida e quindi "die Mauer", e quella interna "die Wand".


Purtroppo, non sempre la riflessione sulla storia della lingua ci aiuta a prevedere il genere di un sostantivo: difficile trovare una motivazione al perché il Tedesco abbia scelto di assegnare il maschile al vocabolo che denota la sedia, der Stuhl, [o perché l'Italiano l'abbia voluta femminile!].

Non resta quindi, come già ammesso, che rassegnarsi a fare una buona scorta di fosforo e memorizzare i vocaboli associati al loro genere!

lunedì 27 aprile 2009

Il Tedesco, 03. Il sostantivo [1]


Il Tedesco è una lingua che, meglio di quelle neolatine e di molte altre germaniche, ha conservato la distinzione tra maschile, femminile e neutro, propria delle lingue classiche; tale distinzione, infatti, non si presenta solo nei pronomi, ma anche nei sostantivi.


In generale, viene rispettato il genere naturale del referente, ma vi sono alcune eccezioni:



- "La donna" è neutro: das Weib


- I diminutivi in -chen e -lein diventano tutti neutri, indipendentemente dal sostantivo da cui derivano, anche quando la derivazione è divenuta opaca :


"La stellina" = la piccola stella = der Stern (m) >>>das Sternchen (n)


"La signorina" = la piccola signora = die Frau >>> das Fräulein (n)


"La ragazza" = das Mädchen




Gli oggetti inanimati hanno, tuttavia, generi spesso diversi da quelli che hanno in Italiano.
Di fatto, non si può far altro che memorizzare ciascun vocabolo con il relativo articolo determinativo che ne indica il genere, ma è utile tenere presente che:


Sono maschili:


- Le stagioni, i mesi e i giorni della settimana.


- I minerali [ma non i metalli]


- Quasi tutti i deverbali


Sono femminili:


- I sostantivi che terminano in -heit, -keit [solitamente astratti], -schaft, -ei, -ung.


- I bisillabi che terminano in -e.


Sono neutri:


- I diminutivi, con desinenza in -chen e -lein.


- I metalli


- I nomi geografici di città e paesi [che di regola non hanno articolo]


- Gli infiniti sostantivati.


- Quasi tutti i sostantivi che terminano in -tum.


- Quasi tutti i sostantivi che iniziano con Ge-.


giovedì 23 aprile 2009

Il Friulano è una lingua, il Triestino...


"....è un difetto di pronuncia" - diranno subito i nostri piccoli lettori.

Non era qui che volevamo arrivare. Per quanto sia un'affermazione difficilmente opinabile, non siamo qui per fomentare vacui campanilismi.

Ci domandiamo, piuttosto: che cosa fa la differenza tra una lingua e un dialetto?

Tutti - ci sembra - siamo capaci di dire che il Milanese e il Napoletano sono dialetti, mentre l'Italiano e il Tedesco sono lingue, ma che cosa ce lo fa affermare con tanta sicurezza?

Nel loro volume "Le lingue e il Linguaggio" [Il Mulino, Bologna, 2003] i professori Graffi e Scalise ci insegnano che "una lingua è un dialetto con un esercito e una marina": frase a effetto attribuita al linguista Max Weinreich per dire che la differenza è di carattere meramente istituzionale, e non linguistico.

Non esistono, infatti, criteri "tecnici" - linguistici, appunto - che ci possano far dire con certezza se un dato idioma è da ascriversi ad un gruppo o ad un altro.


Per ragioni storiche e sociali accade che un dialetto, in un'area, ha maggiore diffusione e ne diventa la lingua ufficiale: l'Italiano altro non è che l'evoluzione del dialetto toscano.

Un dialetto che si afferma e diffonde, nel corso della Storia vede nascere un corpus letterario e, probabilmente, numerose grammatiche e trattati normativi. Queste caratteristiche, oltre al consistente numero di parlanti, sono quelle che comunemente ce lo fanno, poi, chiamare "lingua".

Comunemente, però, si dice anche che un determinato linguaggio umano è un dialetto di una determinata altra lingua. Ciò è motivato dal fatto che si considerano parlanti di dialetti di una medesima lingua coloro che, pur esprimendosi con linguaggi diversi, si capiscono a vicenda.

Inutile ironizzare, a questo punto, sull'inespugnabilità di certi "dialetti" dell'Italiano...

giovedì 16 aprile 2009

Il Serbo Croato. 11, lessico


Postuliamo anche, magari, di volere - oltre che elencare le contrade del Palio - anche sopravvivere e nutrirci.


ALIMENTI E BEVANDE (alimentacija i pića)*


pane................................................kruh

pastasciutta....................................tjestenina

brodo...............................................juha (f.)

minestra di verdure..................... juha od povrća

carne...............................................meso (n.)

pesce...............................................riba (f.)

formaggio........................................sir

acqua..............................................voda

vino.................................................vino (n.)

birra................................................pivo (n.)

latte................................................mlijeko (n.)

caffè................................................kava

tè.....................................................čaj (m.)



* si noti che alimentacija è un femminile singolare collettivo, mentre pića è un neutro plurale

martedì 14 aprile 2009

Il Serbo Croato. 10, lessico


Ancora un po' di lessico


ANIMALI (životinje)


gatto.......................mačak (m.) / mačka (f.)

cane........................pas

canarino.................kanarinac

pesce......................riba (f.)

cavallo...................konj

asino......................magarac

mucca....................krava

toro........................bik

coniglio..................kunić

gallo....................... pijetao

gallina....................kokoš

oca..........................guska

istrice.....................dikobraz

aquila.....................orao (m.)

civetta....................ćuk (m.)

bruco.....................busjenica (f.)

giraffa....................žirafa


Ce ne scusiamo, ma inspiegabilmente, sul vocabolario, non abbiamo trovato il leocorno.

domenica 12 aprile 2009

Pasqua cristiana


E' la Pasqua, e non la Natavità, la festività più importante del cristianesimo, perché ricorda il sacrificio compiuto da Gesù, morto per salvare gli uomini.

L'etimologia deriva dall'ebraico Pesach; con questa festività, infatti, gli Ebrei celebrano la fuga dall'Egitto. Letteralmente significa "passaggio"

E' per questo che si distingue tra Pasqua di Liberazione, cioè quella celebrata da Gesù durante l'Ultima Cena, e la Pasqua di Risurrezione.


Nei giorni precedenti alla Domenica di Pasqua, la Chiesa officia queste funzioni:


Giovedì Santo: giorno in cui vengono consacrati gli Olii, si svolge la lavanda dei piedi e vengono allestiti i sepolcri.

Curiosità storica, è proprio dalle funzioni dei "Sepolcri" [in occasioni delle quali i sacerdoti mettevano in scena gli episodi del Vangelo inerenti negli spazi della chiesa] che, in età medievale, il teatro, come lo intendiamo oggi, ha mosso nuovi passi, dopo un periodo in cui gli spettacoli erano ridotti alle esibizioni di "joculares" e "histriones".

Venerdì Santo: si celebra la Via Crucis solenne.

Sabato Santo: è l'unico giorno del calendario cristiano in cui non si celebra la messa, le chiese sono disadorne e i tabernacoli sono aperti e vuoti.


La Domenica di Pasqua si festeggia la Resurrezione di Cristo e il Lunedì successivo, detto "dell'Angelo" ricorda l'apparizione alle pie donne di un angelo che rivela loro che Gesù è risorto, secondo le scritture, e le invia a divulgare la lieta novella [ritornando alle rappresentazioni medievali, l'episodio ricordato nei famosi "Quem quaeritis?"]

venerdì 10 aprile 2009

Metodi di estrazione delle essenze


Prima di pensare a come si assumono le essenze, in effetti, sarebbe stata una buona idea scoprire come queste vengono estratte e che cosa determina la qualità, e quindi l'efficacia, di esse.
Vediamolo ora!

La SPREMITURA è il metodo più antico, consiste, come si intuisce, nella compressione della buccia esterna del frutto. Per questo è utilizzata nell'estrazione degli olii degli agrumi, contenuti, per l'appunto, nella scorza. La spremitura avviene per mezzo di una pressa in cui viene fatta scorrere poca acqua, poi separata dagli olii grazie ad una centrifuga.

La DISTILLAZIONE avviene in CORRENTE DI VAPORE: le parti della pianta sono disposte su una grata al di sotto della quale viene fatta evaporare dell'acqua.
I vapori "estraggono" dalla pianta le essenze e si incanalano nelle speciali serpentine dell'alambicco, portandole con sè. Qui, per effetto del raffreddamento, tornano allo stato liquido; l'acqua viene eliminata attraverso uno scolo [generalmente un rubinetto] e si ottiene così l'olio puro, che su di essa galleggiava.

L' ENFLEURAGE è il sistema di estrazione meno impiegato, perché il più lungo è costoso. Tuttavia, in alcuni casi, non è possibile agire diversamente, come per l'estrazione dell'essenza di gelsomino o di rosa, le cui materie prime sono molto delicate. I fiori delle piante vengono fatti appassire su superfici grasse, che sciolgono e assorbono gli olii contenuti in essi.

A seconda delle piante, è possibile che nelle essenze si trovino delle sostanze irritanti per la pelle, quindi, in alcuni casi, la materia estratta viene sottoposta ad un processo detto "rettificazione", una sorta di ulteriore distillazione che elimina le sostanze rischiose.
Nella scelta di un olio essenziale, oltre che lo scopo per il quale lo si impiega, è importante prestare attenzione alla serietà del produttore.
Le essenze, infatti, si possono estrarre anche attraverso l'impiego di SOLVENTI: questo è un sistema più veloce, economico e che rende maggiori quantità, il che, com'è ovvio, permette al produttore di immettere sul mercato prodotti più economici.
E' bene, però, non farsi tentare da prezzi troppo contenuti, perché non si può sapere che effetti abbiano sull'organismo i solventi utilizzati; senza contare il fatto che - considerando le minime quantità di olio essenziale che si impiegano - un prodotto diluito non può dare l'efficacia di uno puro.
Alcuni produttori optano per canali di distribuzione e vendita non convenzionali proprio per poter offrire prodotti sicuri pur contenendo il prezzo al pubblico, perciò se è vero che "economico - uguale - sospetto", non sempre "costoso" corrisponde a "sicuro". E' in questo caso più che mai importante scegliere prodotti con un'etichetta completa e leggibile, provenienti da produzioni controllate e, se in dubbio, provare prima piccole quantità di prodotto.

giovedì 9 aprile 2009

Il Serbo Croato. 09, lessico



Certo - diranno subito i nostri piccoli lettori - non ce ne facciamo molto dei modelli di declinazione dei sostantivi , se non conosciamo un minimo di lessico della lingua.

Giusta osservazione.

Proviamo ad imparare qualche parola che potrebbe esserci utile, allora!


LA FAMIGLIA (Obitelj)

Il genere del sostantivo è specificato solo se diverso da quello italiano.

genitore.....................................roditelj

madre........................................majka

mamma.....................................mama

padre..........................................otac

papa............................................tata

zia naturale...............................tetka

zia acquisita da madre.............ujna

yia acquisita da padre.............strina

zio materno...............................ujak

zio paterno................................stric

nonna.........................................baka

nonno.........................................djed

figlia............................................kći

figlio............................................sin

figli (pl.).....................................djeca

sorella........................................sestra

fratello.......................................brat

nipote di zii................................nećak (m.) / nećakinja (f.)

nipote di nonni (m.).................unuk (m.) / unuka (f.)

parente......................................rođak (m.)/ rođakinja (f.)

cugino........................................bratić


Siccome abbiamo una mentalità aperta e non ci imbarazziamo al pensiero delle famiglie allargate, ci piace citare anche:


matrigna.................................pomajka

patrigno..................................očuh

figliastro.................................pastorak

sorellastra..............................polusestra

fratellastro.............................polubrat


Va osservato che, nell'uso comune della lingua, quando si parla dei cugini, li si chiama genericamenete "parenti": raramente si utilizza il vocabolo "bratić".


mercoledì 8 aprile 2009

AUTOBIOGRAFIA ED EVOLUZIONE

Cervello Collettivo organizza una serie di incontri attivi sul tema Autobiografia ed Evoluzione.
Perché dovrebbe interessarci?
Beh, ma perché...

"La scrittura ha un impatto significativo non solo nella comunicazione ma anche nell’attribuzione di significati perché scrivere non è come pensare.
Ogni racconto di vita ha una sua peculiarità e la trama narrativa si offre come strumento per rievocare, aggregare, ripensare momenti ed esperienze da cui attingere per permettere l’evoluzione e la crescita interiore.
I miti e i grandi simboli universali tramandati dai Racconti Popolari e dai Tarocchi sono pregni di informazioni innate, archetipe, che Jung chiama Inconscio Collettivo. Ascoltare una Fiaba o una Leggenda, osservare un Arcano, evoca emozioni, sensazioni, memorie , pensieri e immagini guaritrici.
Abbiamo un’immagine di noi che non ci corrisponde. Passiamo la vita a soddisfare quell’immagine distorta invece di riconoscere e nutrire i nostri bisogni per restare in equilibrio e progredire."

5 incontri:
Orario 18.00-20.00, il Venerdi sera
Primo incontro: 8 Maggio 2009
c/o la nostra sede, in Via Foscolo 46 (Ts)
Costo partecipazione al corso: 120 euro
La conduttrice: Barbara Galmo, esperta canta fiabe e ricercatrice nel campo della Bio-Psico-Somatica e del Comportamento Biologico.


[dal sito di Cervello Collettivo]
TRA UN MESE PRECISO!!!

martedì 7 aprile 2009

Il percorso delle essenze nell'organismo


A seconda di come scegliamo di assumere le essenze, le loro particelle attraversano il nostro organismo secondo percorsi diversi, che possiamo sommariamente individuare così:

APPLICAZIONE CUTANEA
Scioglimento nel film lipidico dell'epidermide
Assorbimento negli strati più profondi del derma
Sistemi circolatorio e linfatico
Tessuti muscolari
Organi, di cui gli ultimi vescica e polmoni

INALAZIONE
Vie respiratorie
Polmoni e Bronchi
Alveoli
Sistema circolatorio
Organi, di cui gli ultimi la vescica e la pelle

Da un punto di vista meno materiale, con l'utilizzo delle essenze si attivano anche i ricettori olfattivi, che provocano i loro effetti nell'organismo - sembra - in questa successione:
Dotti e mucose nasali, ricettori olfattivi, sistema limbico, sistema neurovegetativo.
Da qui, come accennato, la loro azione sulla secrezione di ormoni e, di conseguenza, sulle emozioni.

Questo aspetto dell'aromaterapia è probabilmente quello più discusso, perché buona parte dell'effetto ottenuto è dovuto alla sensibilità del soggetto verso questi rimedi, poiché fondamentale è l'atteggiamento di "disposizione" a ricevere le sottili influenze di queste sostanze sulla sfera psichica, tuttavia è difficile negare che le proprietà dei vegetali contenute nelle loro essenze non vengano, attraverso di esse, veicolate nell'organismo.

domenica 5 aprile 2009

Evgenji Onegin, chi era costui?

[L'immagine, che ritrae un momento della rappresentazione al Teatro Verdi di Trieste, è stata tratta dal sito www.savethedate.it. Se gli interessati lo desiderano, provvederemo a rimuoverla]

Il protagonista di un romanzo di Puskin e di un'opera di Ciajkovskij [ndr: la redazione fa ammenda, ma al momento della stesura dell'articolo non siamo in condizioni di utilizzare la tastiera slava e traslitteriamo approssimativamente - rimedieremo] ad esso ispirato.
Tale opera, a 130 anni dalla prima rappresentazione [29/03/1879] , va oggi in replica per l'ultima volta al teatro Verdi di Trieste.
Consigliamo di procacciarsi un biglietto, magari last minute, e non perdere quella che, delle dieci opere date alla luce dal compositore dello Schiaccianoci, è nota per essere quella da lui più sentita.
E' un dramma nell'accezione più comune del termine, una storia di amore, morte, orgoglio e tormento che solo la letteratura russa dell'Ottocento poteva darci.

La figura del protagonista non è certo facile da amare: è un gentiluomo della capitale che possiede ricchezze che non ha fatto nulla per meritare e che manifesta tedio nei confronti della vita e di ciò che lo circonda.
L'azione prende il via dal soggiorno in campagna che Onegin fa al seguito dell'amico Lenskij, il quale è in visita all'amata fidanzata Olga.
La giovane e sognatrice sorella di Olga, Tatijana, si innamora di Onegin di un amore immaturo e adolescenziale, che gli confessa in una lettera affidata alla serva. Evgenij, uomo di mondo dalla reputazione, peraltro, non proprio cristallina, quasi divertito dal gesto infantile, respinge la giovane.
Successivamente, durante un ballo, mosso dalla noia verso l'esistenza e per il solo gusto del capriccio, Onegin corteggia Olga, offendendo così l'amico Lenskij.
Ne nasce fra i due un alterco che verrà risolto con un duello di pistole.
Lenskij rimane ucciso e Onegin - che fino ad ora non aveva manifestato alcun sentimento o remora morale - è tormentato dal rimorso e fugge in esilio.
Passano alcuni anni. Ritroviamo Onegin ad una festa, ospite del principe Gremin. In questa occasione egli rivede Tatijana, divenuta una donna bellissima e moglie del principe. Onegin rimane turbato da questo incontro, mentre la principessa non fa mostra di provare emozioni.
Più tardi la scopriamo in lacrime davanti alla lettera in cui Onegin le dichiara il suo amore, ma quando ella lo riceve, pur ammettendo di esserne ancora innamorata, lo respinge, orgogliosa e fedele al marito.

Ciajkovskij compone quasi cinquant'anni dopo il romanzo di Puskin, perciò asserire che l'opera riporti esperienze autobiografiche del compositore sarebbe sbagliato [mentre non lo sarebbe nel caso del poeta], tuttavia va ricordato che Ciajkovskij fu per breve tempo sposato con una donna che lo "conquistò" scrivendogli una lettera in cui dichiarava di essersi innamorata di lui ascoltando le sue composizioni.
Fu proprio in conseguenza della fine del proprio matrimonio che il compositore lasciò la Russia e, durante il viaggio in Europa che ne seguì, terminò l'Evgenij Onegin.

venerdì 3 aprile 2009

IN VIAGGIO CON LE FIABE [parte II]

COMINCIA OGGI IL PRIMO SEMINARIO DI "In Viaggio con le Fiabe", A RAVASCLETTO!!!

Per quelli che se lo sono perso [e per quelli che vorranno tornare, ma ancora non lo sanno...]:




...è piccolo?
Non si legge bene?

giovedì 2 aprile 2009

Il Serbo Croato. 08, la sintassi casuale


Nel senso che il Serbo Croato è una lingua fusiva con la sintassi basata sulle funzioni dei casi, non nel senso che è governata dalla fortuna!
Grazie all'impiego dei casi per esprimere le funzioni e i rapporti dei costituenti della frase, il Serbo Croato (come tutte le lingue slave ad eccezione del Bulgaro) non ha gli articoli.
Inoltre, questo permette una certa libertà nell'ordine delle parole all'interno della frase, a seconda del risalto che si vuole dare a questo o quell'aspetto, sebbene non sia opportuno distanziare troppo il soggetto dal verbo.
La struttura della dichiarativa è Soggetto-Verbo-Oggetto e si tratta, regolarmente, di una lingua preposizionale.

I casi e le loro funzioni

Nominativo
E' il caso in cui viene espresso il soggetto, cioè chi compie l'azione espressa dal verbo, nella frase principale. E' anche il caso in cui vengono concordati gli aggettivi ad esso pertinenti e il predicato nominale con le relative attribuzioni.
Genitivo
Esprime il complemento di specificazione, ossia il rapporto di appartenenza di un elemento della frase ad un altro.
Reggono il genitivo anche alcuni verbi e alcune preposizioni; cioè sono espressi al caso genitivo, ma la loro funzione logica non esprime appartenenza e viene resa diversamente in traduzione.
Dat.
Esprime il complemento di termine, ma può anche esprimere posseso con la costruzione del "dativo di vantaggio".
Anch'esso è retto da alcuni verbi.
Acc.
E' il caso del complemento oggetto, ossia chi "subisce" l'azione espressa da un verbo transitivo nella frase attiva.
Retto dalle preposizioni di luogo esprime moto anziché stato.
Risponde anche alla domanda "quanto?", sia per esprimere il tempo (senza preposizione), il prezzo, la misura.
Voc.
Il vocativo, e ciò è vero anche per altre lingue, si potrebbe definire un non-caso.
Esso, infatti, è sintatticamente slegato dalla frase; serve ad esprimere un'invocazione, una chiamata e si presenta morfologicamente uguale al nominativo.
Loc.
Esprime lo stato in luogo
Str.
Esprime il complemento di mezzo e di compagnia. E' il caso in cui viene anche declinata la parola che esprime il tempo quando essa non è legata ad aggettivi o pronomi (es: "ho trascorso una bella domenica" richiede il genitivo, mentre "Ti aspetto lunedì" lo strumentale)

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
[*]
- 'Cos'è questa carnevalata dei colori?' - diranno subito i nostri piccoli lettori.
- E' un sistema chiassoso, ma che tornerà utile più avanti, quando sarà sufficiente evidenziare del colore giusto ciascun elemento del periodo per trovarsi sotto gli occhi l'analisi logica svolta!
Abituatevi a queste corrispondenze e la traduzione sarà più facile.
La redazione se ne assume tutti i meriti e responsabilità ;-)

mercoledì 1 aprile 2009

Tarocchi e Consapevolezza

Stanno per cominciare gli incontri di Tarocchi e Consapevolezza organizzati dai nostri amici di Cervello Collettivo e ve li segnaliamo, come sempre, volentieri.

Sapete di che si tratta???


TAROCCHI E CONSAPEVOLEZZA
Per vivere una vita più consapevole e felice dobbiamo diventare osservatori di noi stessi e del mondo che ci circonda. Per fare questo abbiamo a disposizione uno straordinario strumento di conoscenza: l’energia dei tarocchi.
Essi sono uno strumento che ci permette di svelare e di portare a galla il tesoro che si nasconde nella nostra anima, di diventare protagonisti della nostra vita e non vittime in balia degli eventi.

6 incontri:
Orario 20.00-22.30 il Martedi sera.
Primo incontro: 21 Aprile 2009
c/o la nostra sede in Via Foscolo 46 (Ts)

Costo partecipazione al corso: 120 euro
Conduttrice: Annarella Birri, ricercatrice e docente nell’arte della lettura dei tarocchi, Theta Heling e comunicazione transpersonale.

Informazioni più approfondite potrete averle facilmente dalla Dott.ssa Dal Mas, al 347.81.93.441 o a info@cervellocollettivo.org