sabato 23 maggio 2009

Il Tedesco. 11, La declinazione del sostantivo

Come l'Italiano ha perso le desinenze casuali del Latino, delle quali solamente i plurali sono vestigia, così il Tedesco presenta i sostantivi uguali in molti casi, ma, disgrazitamente, non tutti.
Si dice che il tedesco ha una sintassi ridondante perché, mentre l'Italiano ha sostituito completamente le funzioni dei casi con le preposizioni, il Tedesco ha conservato le declinazioni ed ha affiancato loro le preposizioni.

Questa affermazione non è del tutto esatta, perché riflettendo meglio ci accorgiamo che già il Latino risolveva alcune funzioni logiche attraverso l'uso di preposizione, comunque associate a determinati casi. Anzi, a seconda del caso che vi veniva associato, la preposizione acquistava un significato piuttosto che un altro.
In + accusativo, ad esempio, esprimeva moto a luogo, mentre in + ablativo indicava stato in luogo.
Apparentemente ci sembrano espedienti necessari per rendere tutte le sfumature del discorso, ma se pensiamo che esistono lingue - come l'Estone - che svolgono queste funzioni attraverso dei casi specifici [l'illativo, per indicare moto a luogo chiuso, o l'allativo, per il moto a luogo aperto] possiamo notare il carattere misto che già il Latino possedeva.
Del resto, in quanto evoluzione del Latino, anche l'Italiano continua ad allontanarsi dal sistema dei casi, ma non ha ancora compiuto del tutto questa evoluzione: i pronomi personali, per esempio, mostrano "palesemente" una forma di declinazione: io, me, mi.
Anche il Tedesco, in realtà, sembra sulla via per abbandonare il sistema dei casi: molte differenze si sono già appannate e assistiamo, proprio nella nostra epoca, alla progressiva sostituzione del genitivo con la locuzione von+dativo.

Questa premessa per acquisire la consapevolezza che il Tedesco è molto più simile alle nostre strutture linguistiche di quanto non appaia a prima vista e per tranquillizzarci, pensando che dobbiamo pur avere una qualche reminescenza atavica che ci favorisca nella memorizzazione e nell'uso opportuno dei casi.
La parte più difficile non sarà riconoscere il caso in cui ci si presenta un sostantivo e attribuire ad esso il giusto senso, bensì scegliere quale desinenza usare per comunicare in corrispondenza con le nostre intenzioni.
Se proprio dovesse risultarci ostico, possiamo sempre pazientare qualche secolo, in attesa che le desinenze spariscano del tutto.

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